28 novembre, 2010

Gamberi crudi Thailandese。Lo spumante Fongaro

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Alle persone di Hong Kong piace viaggiare in Thailandia, piace la cucina Thailandese e il massaggio Thailandese. Secondo la statistica del ministero del Turismo Thailandese, in tutto il 2007 ben 370,000 turisti Hong Kongesi sono stati in Thailandia, cioè un Hong Kongese su 18 è stato in Thailandia nel 2007.

Mi ricordo la destinazione della mia prima volta in Thailandia, era anche la mia prima volta da sola in aereo ed ero diretta a Bangkok e Phuket. Dopo essermi laureata 10 anni fa, ho cominciato a lavorare e pranzavo e cenavo fuori casa tutti i giorni, e andavo a mangiare Thailandese almeno una volta la settimana. Poi, spesso nel weekend, prendevo l’aereo e andavo in Thailandia; 2 giorni, una notte di massaggio, spa, shopping e cibo Thailandese. Sono stata discretamente influenzata da queste esperienze, il sapore della Thailandia è custodito gelosamente dentro un cassetto del mio cervello e, di tanto in tanto, mi piace aprirlo di nuovo e sentirne il gusto.

Ogni volta che andavo in Thailandia mangiavo sempre Kung Chae Nam Pla – Gamberi crudi Thailandesi. Per me era naturale come sbaloccarsi quando vedo tutto coperto di neve, un impulso emozionale. E’ proprio questa naturalezza e semplicità che ritrovo in questo piatto che me lo fa amare in modo particolare. E’ facile da fare: bisogna avere gamberi freschi, puliteli bene, togliete gli intestini e metteteli in frigo. Preparate la salsa con menta, peperoncini rossi e aglio, tagliateli finemente, poi aggiungete un po’ di salsa di pesce Thailandese. Aggiungete la salsa così ottenuta sui gamberi crudi, poi un po’ di succo di limone.

14 novembre, 2010

Apertura 。Ravioli cinesi

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Finalmente siamo aperti, all’inizio della stagione della nebbia.
Nonostante la nebbia riempia i dintorni, il nostro sguardo non è mai stato così chiaro come adesso.


05 luglio, 2010

Ristorante Vite, San Patrignano

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‘Vite’, come la pianta che riveste le colline di San Patrignano e come le vite dei ragazzi che una volta emarginati, ritrovano entusiasmo, passione e volontà di cambiare grazie alla comunità di San Patrignano

Nel 1978, Vincenzo Muccioli insieme a un gruppo di volontari, accoglie i primi ragazzi in una casa di proprietà della sua famiglia sulle colline di Rimini. Nel 1985 da alla luce la Fondazione San Patrignano.

San Patrignano è una comunità che accoglie ragazze e ragazzi con problemi di droga, offrendo loro una casa, l’assistenza sanitaria e legale, la possibilità di studiare, una solida formazione professionale, l’opportunità di cambiare vita e di rientrare a pieno titolo nella società. La comunità ha sviluppato, nel corso degli anni, numerose attività di grande spessore: dalle produzioni agro-alimentari all’alto artigianato, dagli allevamenti di cavalli da salto a ostacoli e cani da esposizione all’informatica e alla grafica.


A San Patrignano, i ragazzi producono tanti prodotti: decine di tipi di formaggi, salumi, olio d’oliva, miele, frutta, verdura e i famosi vini. Gli ingredienti di alta qualità forniscono una base importante per il ristorante, oltre alla preziosa guida dello Chef Fabio Rossi che, aiutato da un gruppo di ragazzi della comunità, prepara i piatti da consumare nel ristorante Vite. Insomma, non è semplicemente un discorso di gusto.

05 giugno, 2010

l’Ultima fase dei lavori della casa

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È appena passato un anno. I lavori di ricostruzione della casa durano da un anno, adesso arriva il punto finale.

Scala esterna per l’ingresso al Bed and Breakfast
Gli ingressi del ristorante e del b&b sono separati. Per il B&B, abbiamo installato una scala esterna.

26 maggio, 2010

Ian Curtis + Man Ray + Remida Day = Reggio Emilia

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Siamo andati 4 volte a Reggio Emilia questa settimana. A parte di viaggi di lavoro per acquistare i colori per le pareti (già! I lavori di ristrutturazione del ristorante sono arrivati al punto finale!) ne abbiamo approfittato anche per viaggi di piacere.

Da Suzzara a Reggio Emilia in macchina servono meno di 40 minuti. Durante il viaggio, passiamo attraverso la campagna infinita, il cielo è blu e la terra è verde, finalmente è arrivata l’estate. Anche se Reggio è così vicina, non ho mai provato a scoprire questo paese in questi ultimi anni. Durante queste visite improvvise di questa settimana, c’era qualcosa nell’aria di questa città che mi ha attirato tanto.

Sono davanti al ritratto di Ian Curtis, la canzone ‘transmission’ continua suonare nelle mie orecchie, sulla finestra a fianco del ritratto c’è scritto ‘Manchester …la pancia e il fegato della Nazione.’ firmato George Orwell, il mio sguardo passa il vetro e si posa sulla luce gialla della via lastricata di san pietrini. La mostra fotografica di Kevin Cummin è un evento speciale del Festival di Fotografia Europea di quest’anno. La mostra è collocata al museo Spazio Gerra: un palazzo moderno coperto di vetro tra due palazzi vecchi che attira l’attenzione.

10 maggio, 2010

Il Sawadee Adriatico

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Devo ammettere che faccio sempre le cose che non seguono un senso logico.

Un Mercoledì di inizio aprile, il tempo era ammuffito e freddo, ma ho deciso di andare a ‘prendere il sole’ a Cesenatico, sulla costa adriatica. Da giugno a settembre Cesenatico è sempre piena di Italiani quasi nudi. È la vita estiva dei fortunati Italiani.

04 aprile, 2010

Libri, libri e più libri

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Mentre i posatori mettono le piastrelle sui muri, io catalogo tutti i libri che ha lasciato il Signore Gilberto. Catalogo uno per uno. Oggi, sono arrivata al 1920mo libro, penso che ci siano ancora più o meno 700 libri che stanno aspettando.

10 marzo, 2010

Pasqua e Cappelletti

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Quasi tutti i giorni conto l’arrivo di pasqua.

Conto con le dita delle mani: 10, poi conto anche le dita dei piedi…se non è abbastanza, abbandono. Quando ero una bambina, credevo che il numero totale di dita di mani e piedi fosse un numero ‘limite’che Dio aveva dato a noi uomini. Superare questo numero, significa superare anche il controllo umano e l’umana comprensione, quindi dovrei stare tranquilla – quel che sarà, sarà.

La tranquillità si rompe completamente, all’improvviso in un determinato momento e per una causa ben precisa. Quando arriva il momento di rottura e si rompe il ritmo di una canzone se ne perde anche la melodia. Il mio punto di rottura è arrivato nel 2007 e da allora si ripete ogni anno un mese prima di Pasqua. Sembra che il ritmo di una parte delle mie viscere si rompa, sono in tensione e comincio a contare i giorni che mancano a Pasqua.

È il mio stomaco. È come quando per la messa di pasqua si cantano cori diversi dai giorni normali.

‘Aspettando in silenzio
l’arrivo di quel giorno
Con carezza ti digerirò’

Il mio stomaco sta cantando un coro diverso.

Sono i Cappelletti. So bene che lui sta chiamando i Cappelletti. Da quando per la prima volta ho passato la Pasqua a casa della nonna di Corrado e per la prima volta ho mandato al mio stomaco i Cappelletti fatti da lei, il ritmo della mia canzone si è rotto, è cambiato. In quel momento, ho quasi creduto che forse Gesù si è risvegliato con il profumo di Cappelletti.


I Cappelletti fatti dalla nonna sono speciali. Non è soltanto una questione di gustoso, ma hanno aperto un cassetto segreto nel profondo del mio cuore, laddove è pieno di Wanton (piccoli ravioli di Hong Kong) con cui sono stata cresciuta, ma adesso sono lontana. I Cappelletti sono proprio la versione Italiana dei Wanton ma più piccoli. Nel ripieno non ci sono gamberi a cubetti ma stracotto di carne di bovino, maiale, salamelle e mortadella. Lo sfoglio è una miscela di uova e farina impastata con le mani. La forma richiama un piccolo cappello da cui il nome.

I Cappelletti e il Wanton condividono lo stesso condimento: sempre in brodo. Ma il brodo per Cappelletti deve essere brodo di gallina, diceva con fare molto preciso Annamaria, la zia di Corrado.

‘Per mio padre, fare i Cappelletti in casa è un rito importante. Ogni processo ha un suo ordine preciso ed esiste solo un modo di chiudere i Cappeletti perché possano essere tali. Altrimenti, non si può usare quel nome!’ Mi ha detto Annamaria mentre mi insegnava il modo corretto per chiuderli. Nel parlare Annamaria ha voluto sottolineare, con una breve pausa di sospensione dopo la parola SOLO, la rigidità imposta nelle operazioni manuali.

I ravioli per essere chiamati Cappelletti, devono avere la forma, il ripieno e il condimento giusto. Come per una persone che per essere chiamato Gesù deve essere il Figlio di Dio e con questa verità a vive, predica e muore. Non c’è alternativa, comincia così e finisce così. Chi arriva dopo deve continuare nello stesso modo.

Al momento di chiudere i Cappelletti, sentivo di aver ricevuto una responsabilità.
Pensando agli stomaci delle persone che mangeranno i Cappelletti fatti da me, spero che possano cantare con lo stesso ritmo del mio stomaco.

02 marzo, 2010

Matrimonio Hong Kong style

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 Forse qualche filosofo già prima di Socrate ha scritto sulla filosofia del matrimonio. Però su che cosa si mangia nei matrimoni, non c'è mai stata molta attenzione.

Il matrimonio, per me è la continua ripetizione dell'azione di mangiare maialino arrosto, visto che il maialino arrosto è un piatto tradizionale indispensabile nelle feste di matrimonio a Hong Kong. Quando ero piccola, ogni volta che vedevo l'invito rosso (è il colore classico dell'invito di matrimonio a Hong Kong), credevo di essere invitata per una cena a base di maialino arrosto. Questo piatto mi piace così tanto che aspettavo il giorno delle nozze con grande entusiasmo, forse più degli sposi stessi. Quando mi capita di assaggiare un buon maialino arrosto in un matrimonio, sento sempre una bella sensazione del tipo 'ora potrei anche morire senza rimpianto'. Non mi sento mai così affermata e soddisfatta della mia esistenza come quando mi ritrovo con un pezzo di maialino arrosto croccante in bocca.

Purtroppo mangiare un buon pezzo di maialino arrosto non è una cosa che capita tutti i giorni. Dal momento in cui lo sposo chiede alla sposa di sposarlo, al momento che gli ospiti mangiano il maialino arrosto alla loro festa di matrimonio possono passare anni. Prima del 24 Gennaio 2010, non potevo immaginare quanto potesse essere complicato un matrimonio Hong Kong style fino a quando non ho preso parte alle nozze di una mia cara amica.

 
Penso che il matrimonio Hong Kong style sia così complicato a causa della tradizione fusion. I riti tradizione cinese si mescolano a quelli più moderni. E' come cuocere spaghetti e vermicelli di soia nella stessa pentola, mantenendo buona la consistenza di tutti e due. È molto complicato.

Dopo aver deciso di sposarsi, i fidanzati devono come prima cosa scegliere un giorno e un orario 'fausto' per sposarsi. Ci sono tanti tabù a evitare, di solito devono evitare di sceglie i giorni dei compleanni dei parenti di entrambe le famiglie. Se ci fossero tanti parenti, allora non ci sarebbero tanti giorni tra cui scegliere. Nel frattempo bisogna chiedere disponibilità per il giorno scelto dove si fa la cerimonia e la festa. Solitamente, i posti più richiesti hanno una lista d'attesa di oltre un anno.

Nel matrimonio Hong Kong style ci sono 6 riti importanti da rispettare prima e durante il matrimonio stesso

Prima di matrimonio:
Il fidanzamento, l'installazione del letto nuziale, la spedizione della dote nuziale, il rito della pettinatura,

Durante il matrimonio:
La presa della sposa, la partenza dalla porta e l'arrivo alla porta.

Il fidanzamento.
Stipulare la promessa di matrimonio. La famiglia del fidanzato sceglie una giornata 'fausta' e porta i soldi (la quantità è stata decisa al termine di una lunga trattativa tra le due famiglie) e diversi tipi di regali a casa della fidanzata. Ci sono diversi tipi di regalo, per esempio il denaro significa che il fidanzato ringrazia dell'educazione che i genitori della fidanzata le hanno donato. Un paio di noci di cocco augurano fertilità visto che la pronuncia della parola cocco in cinese somiglia tanto a 'padre figli'.

L'installazione del letto nuziale.
Qualche giorno prima del matrimonio, bisogna scegliere una giornata 'fausta' (ma quante giornate 'fauste' …) per l'installazione del letto nuziale. Bisogna trovare un 'Uomo Fortunato' (cioè un uomo con una famiglia con tanti bambini e che ovviamente non può essere vedovo né divorziato) che metta il letto degli sposi nella posizione giusta. La posizione giusta dipende dalla data di nascita degli sposi. I mobili a fianco del letto non possono avere spigoli in direzione della testiera del letto stesso. Dopo aver messo a posto il letto, serve una 'Donna Fortunata' che faccia il letto e metta tante caramelle sul copriletto. Una volta finito il letto è vietato sedercisi sopra per sposi, adulti, vedovi e divorziati; solo i bambini possono perché portano fertilità.

La spedizione della dote nuziale.
La dote nuziale deve essere spedita a casa dello sposo almeno un giorno prima del matrimonio. In passato, il valore delle dote nuziale era un simbolo di potere e ricchezza della famiglia della sposa.

Il rito della pettinatura.
Tale rito va svolto la notte prima delle nozze. In passato, dopo essersi promessa allo sposo, la sposa doveva cambiare pettinatura e portare lo chignon, come manifesto del suo fidanzamento. Il rito della pettinatura è molto importante. Bisogna trovare una 'Donna Benedetta' (ovvero al sesto livello di parentela se gli altri cinque sono vivi. Sé stesso, nonni, genitori, fratelli, coniugi e figli) e usa un pettine nuovo per pettinare i capelli della sposa.

Prima della giornata più importante, ci sono ancora tante piccole cose da sistemare: decidere il menù e provarlo, la location del matrimonio, stampare e distribuire gli inviti, provare gli abiti, il trucco e la pettinatura, dimagrire (bisogna cambiare la misura dell'abito se si dimagrisce troppo), trovare la macchina degli sposi, prenotare la torta nuziale, il fotografo, preparare l'ornamento d'oro per la sposa, il trasloco, infine bisogna fare le foto degli sposi. Già! a Hong Kong, le foto degli sposi non si fanno solo nella giornata del matrimonio ma anche molto prima. Gli sposi possono andare dove vogliano per fare le foto: Parigi, Giappone, Macau, China. Dopo aver sistemato tutte queste cose possono finalmente dire di aver finito con i preparativi e arriva il matrimonio.


La presa della sposa
Lo sposo va a casa della sposa per portarla via. Questo rito ha subito qualche modifica rispetto alle procedure più tradizionali. Le amiche della sposa preparano una serie di scherzi per sfidare il gruppo di amici dello sposo. Per esempio, noi abbiamo fatto una lista di domande (tra cui anche domande tratte da un test per l'IQ, storia, cultura popolare ecc) a cui il gruppo dello sposo deve rispondere mantenendo una difficilissima posizione YOGA. Dopo aver passato le prove, lo sposo può ricevere la sposa. Poi gli sposi, in ginocchio, offrono il té ai genitori.
 
La partenza dalla porta
La sposa parte da casa sua. Oggi, quando la sposa parte da casa, la sua guardiana (una sua amica che non può essere sposata) accompagna la sposa da casa sua a quella dello sposo. La guardiana porta un ombrello rosso sulla testa della sposa in auspicio di fertilità. Le altre amiche spargono il riso al fianco della sposa.

Arrivo alla porta
La sposa arriva a casa dello sposo e saluta i suoceri e i parenti. Gli sposi devono offrire il té in ginocchio a tutti i parenti, in cambio, i suoceri regalano gioielli alla sposa che li deve subito indossare mostrando così di accettare gli auguri.

Nonostante i riti tradizionali siano lunghi e diversi, dopo averli conclusi non si può dire di aver finito. Manca ancora tutta la cerimonia moderna nella quale gli sposi firmano il contratto e diventano coniugi legalmente. Una legge del 2006 ha permesso agli sposi di Hong Kong di poter celebrare il loro matrimonio ovunque essi preferiscano a patto che riescano a trovare un celebrante civile (avvocato) che svolga la pratica. Alla fine è il momento di dire 'sì'. Sono diventati marito e moglie.

 Dopo la cerimonia, è finalmente arrivato il momento importante per me – la festa. Vedendo i miei due cari amici insieme dopo 10 anni di momenti felici e tristi, adesso sono qua davanti al maialino arrosto nella loro festa. Guardando gli occhi del maialino mi accorgo che non sono più occhi ma ciliegie. Vedo due luci rosse che mi attirano come fossero insegne luminose.

Non posso resistere a non prenderne un pezzo, provo a cercare, nella mia mente, l'immagine dell'ultima volta che ho mangiato il maialino arrosto ma purtroppo non riesco ricordare nulla. E' davvero passato troppo tempo. Sembra ch'è da quel momento … nessuno si sia più voluto sposare.


Prendo una boccata d'aria fresca, chiudo gli occhi, mando giù questo pezzo di maialino arrosto decisamente. Nel cuore, canto una canzone che cantavo sempre con i miei amici 'Quando l'uva è matura':

Lasciare la pietra che ti ha fatto male
Impara dagli sbagli
Forse la stagione per il buon raccolto non è ancora arrivata
ma dovresti accettarlo
Forse quando il tuo amore sarà invecchiato
diventerà vino buono
allora il tempo sarà arrivato

Cari amici, vi auguro la felicità sempre.





20 febbraio, 2010

Hong Kong。La strada dei chiromanti。Alle 7 di sera di un giorno infrasettimanale

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Hong Kong
Due mesi passano alla svelta. Sono stata a casa mia ad Hong Kong, e ora sono tornata a casa mia qui in Italia. In questi due mesi ho sempre tenuto tra le mani il libro ‘La fine del mondo e il paese delle meraviglie’di Haruki Murakami.

Non tornavo a Hong Kong da 2 anni, ma di certo non avevo bisogno ambientarmi. C’è stata però una cosa che mi ha subito stupito: la mia testa sembrava toccare il soffitto di casa casa, avevo quasi l’impressione che il mio corpo fosse diventato gigante. Questa sensazione veniva forse dalla piccola distanza spazio cosiddetto tra soffitto e pavimento.

Sulla piccola isola di Hong Kong, ogni cosa è comoda. Sotto casa mia c’è un supermercato e un mercato attivo tutti i giorni, un negozio aperto 24 ore e tantissimi negozi di diversi tipi inoltre ci sono tanti ristorantini, uno dei quali ha anche preso una stella della guida Michelin. Ho portato con me solo i vestiti che avevo addosso e che mi servivano per il viaggio, poi niente, neanche le mutande, perché posso comprarmi quello che mi serve facilmente con pochi soldi. In confronto ad Hong Kong dove con i soldi, puoi avere tutte le cose vuoi quando vuoi, in Europa il denaro sembra a volte essere antipatico e puzzare visto che i negozi preferiscono chiudere e guadagnare meno soldi per andare vacanza. Non c’è giusto o sbagliato, si tratta solo di una scelta diversa. Personalmente, mi piace godere di entrambe le situazioni!

Oltre agli affetti, mi mancavano tanto i gusti dinamici di Hong Kong: su questa isola piccolina si possono assaggiare quasi tutti i gusti del mondo! In Italia, qualche volta ho seriamente sofferto di quello che chiamavo ‘depressione nostalgica delle papille gustative’. Più cibo italiano mangio e più sento il bisogno di gusti diversi, più sento nostalgia di casa più ho fame, e le papille gustative sono sempre più depresse. È un circolo vizioso. È una depressione incurabile con le medicine. Le papille gustative hanno un isterico bisogno di gusti diversi.

Alla fine, nelle 2 settimane e mezzo che ho trascorso a Hong Kong, ho mangiato almeno 70 volte. Delle 500 foto che ho fatto, l’80% sono ritratti di cibo e piatti. Adesso ho anche il problema dell’eccessiva estensione di stomaco.


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La strada dei chiromanti

Ogni sera, nei pressi del tempio di ‘Tin Hau’ nel quartiere di Yaumatei, tanti credenti si ritrovano nella strada dei chiromanti per ‘chiedere il futuro’. Questa piccola zona pedonale, non più lunga di 600 metri, raduna diversi tipi di chiromanti. Chi non ottiene una buona risposta dai chiromanti orientali, può andare da quelli occidentali con Tarocchi. La mia chiromante fissa non è un essere umano, ma un uccellino.

Ecco, si fa così: scelgo un uccellino, poi gli faccio una domanda sincera. Dopodiché, l’uccellino salta fuori dalla gabbia, e sceglie dal mazzo la carta della risposta. Quella carta è la risposta alla mia domanda.

Ovviamente, gli ho chiesto il futuro del ristorante e del bed & breakfast!


L’uccellino ha preso una carta dal titolo ‘Zhuge Liang ha preso in prestito il vento dell’Est’. Si tratta di una raffigurazione della battaglia di Chibi, una battaglia molto importante nella storia della Cina. La Battaglia di Chibi fu uno scontro che si svolse nel 208 fra l'Impero Cinese dei Han e l'esercito dei ‘signori della guerra’ Liu Bei e Sun Quan. Zhu Geliang era il consigliere militare di Liu Bei.

Insomma, la carta disse che abbiamo bisogno una cosa importante che dobbiamo prendere in prestito e che in Maggio sarà tutto posto.

Bene!

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Alle 7 di sera di un giorno infrasettimanale

Dopo qualche anno sono tornata al binario di Admirality alle 7 di sera. Andando verso Kowloon dall’Isola Hong Kong, ho dovuto infatti cambiare treno alla stazione Admiratly. Appena sono scesa dal treno, sul binario, ho visto almeno 10,000 persone tutte insieme. Persone uscite dagli uffici contemporaneamente che prendono il treno per Kowloon allo stesso momento.

Penso di aver aspettato 20 minuti per salire sul treno, schiacciata tra la folla. Un treno arrivava ogni 30 secondi, quindi ho visto 35 treni passare prima che arrivasse quello buono per me. In quel momento ho pensato di aver visto più o meno lo stesso numero di persone che vedo in Italia in un anno intero.
Questo è il potere delle metropoli, dove si spreme il tempo di un anno in un solo secondo.

Anche se il mio ritmo si è abbassato ai livelli di un cittadino Europeo, di fronte a questa situazione non sono diventata matta anche se forse avevo un po' di difficoltà a respirare. Quei 20 minuti sono passati alla svelta, perché ero in compagnia di altre 10,000 persone. È stata una sensazione strana; potevo osservare la gente e capire il trend di Hong Kong:
90% delle persone stavano usando la connessione internet sottoterranea con il cellulare (di questi il 30% usavano un iPHONE)
99% delle persone vestivano di NERO.
70% delle persone aveva occhiali da vista NERI
50% delle persone erano studenti in uniforme.

08 gennaio, 2010

Sempre dalla parte dell’uovo

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Uno scrittore speciale per me. Il suo discorso tenuto a Gerusalemme in occasione della consegna del premio letterario .

Di Haruki Murakami
Oggi sono venuto a Gerusalemme come scrittore, cioè come un professionista della bugia. Certamente gli scrittori non sono gli unici a mentire. Come tutti sappiamo anche i politici lo fanno. Talvolta anche i diplomatici e i militari dicono le loro bugie, così come i venditori di macchine usate, i macellai e i costruttori. Le bugie degli scrittori però sono diverse da quelle degli altri, tanto che nessuno oserebbe mai accusarli d’essere degli immorali. Certo, quanto più grandi, ingegnose e ben pensate uno scrittore crea le sue bugie, tanto più è probabile che venga elogiato dal pubblico e dalla critica. Ma perché?

La mia risposta è questa: dicendo bugie efficienti – ossia, quando si creano delle finzioni che sembrano essere reali – lo scrittore può far emergere una verità in un nuovo contesto e farla brillare con una nuova luce. Nella maggior parte dei casi è virtualmente impossibile capire una verità nella sua forma originale e rappresentarla accuratamente. Questa è la ragione per cui quando ‘seduciamo’ la verità per farla venire fuori da dove si nasconde, cerchiamo di afferrarne la coda, la trapiantiamo in un luogo fittizio e la sostituiamo con una forma altrettanto irreale. Per ottenere tutto questo, però, dobbiamo innanzi tutto chiarire dove, tra di noi, si trova la verità. Questa è un importante requisito per inventare delle buone bugie.

Oggi però non ho nessuna intenzione di mentire. Cercherò di essere quanto più onesto possibile. Ci sono pochi giorni all’anno in cui mi dedico a non dire bugie e, a quanto pare, oggi è uno di questi giorni. Lasciatemi quindi dire la verità. In Giappone molta gente mi ha consigliato di non venire qui in Israele e di non accettare il Jerusalem Prize. Alcuni mi hanno persino minacciato che se fossi venuto avrebbero istigato il boicottaggio dei miei libri. La ragione di questo atteggiamento è stata, senza dubbio, la feroce battaglia in corso a Gaza. Le Nazioni Unite parlano di più di un migliaio di persone che hanno perso la vita nella città bloccata di Gaza City, e molte di queste persone sono cittadini disarmati, bambini e anziani. Dopo aver ricevuto l’invito per il premio, mi sono spesso domandato se viaggiare in Israele in un periodo come questo e accettare un premio letterario fosse la cosa giusta da fare, se questa scelta avrebbe potuto dare l’impressione che appoggiavo una parte del conflitto, che abbracciavo la politica di un paese che aveva scelto di scatenare il suo schiacciante potere militare su un altro Paese. Si trattava di un’impressione che certamente non volevo dare. Non approvo nessun tipo di guerra e non sostengo nessun Paese. Ed è chiaro che non mi auguro di vedere i miei libri boicottati.


Alla fine però, dopo un’attenta considerazione, ho deciso di venire. Una delle ragioni che mi ha portato a questa scelta è stata che troppa gente mi aveva consigliato di non farlo. Forse, come molti altri scrittori, tendo a fare esattamente l’opposto di quanto mi dicono. Se la gente mi dice – e specialmente quando mi minacciano – “non andare lì”, “non fare quello”, io tendo a volerci andare e a farlo. Si potrebbe pensare che, come scrittore, è nella mia natura. In effetti gli scrittori sono una razza speciale. Non possono genuinamente credere in qualcosa che non hanno visto con i propri occhi o toccato con le proprie mani. Questa è la ragione del perché sono qui. Ho scelto di venire invece di starmene lontano. Ho scelto di vedere con i miei propri occhi invece di non vedere affatto. Ho scelto di parlarvi invece di non dire niente.

Per favore, permettetemi di trasmettere un messaggio molto personale. Si tratta di qualcosa che tengo sempre in mente quando scrivo fiction. Non sono mai arrivato così lontano da scriverlo su un pezzo di carta e attaccarlo ai muri: al contrario, è scavato nelle pareti della mia mente, e dice qualcosa del genere:

‘Tra un alto e solido muro e un uovo che vi si spacca contro, starò sempre dalla parte dell’uovo.’

Sì, perché non importa quanta ragione possa avere il muro o quanto possa essere in torto l’uovo, starò sempre dalla parte di quest’ultimo. Spetterà a qualcun’altro decidere che cos’è giusto e che cos’è sbagliato; forse a decidere sarà il tempo o la Storia. Se ci fosse uno scrittore che, per qualsiasi ragione, scrivesse stando dalla parte del muro, che valore avrebbe avuto il suo lavoro?

Che significa questa metafora? In certi casi, tutto è troppo semplice e chiaro. Cacciabombardieri, carri armati, razzi e granate di fosforo bianco rappresentano quell’alta e solida parete. Le uova sono i civili disarmati che vengono colpiti, bruciati e presi di mira. Non è tutto, però. La metafora porta con sé un significato più profondo. Provate a interpretarla in questo modo. Ognuno di noi è, più o meno, un uovo. Ognuno di noi è un’unica, insostituibile anima rinchiusa in una fragile conchiglia. Questo è vero per me ed è vero anche per voi. E ognuno di noi, chi più chi meno, si trova ad avere a che fare con un alto e solido muro. Questa parete ha un nome: 'il Sistema'. In teoria il Sistema ci dovrebbe proteggere, ma talvolta se la prende con una vita, inizia ad ucciderci e fa in modo di farci uccidere altre persone, freddamente, efficacemente e sistematicamente.

Ho solo una ragione per scrivere i miei romanzi ed è perché voglio riportare in superficie la dignità di una singola anima e far brillare una luce su di lei. Lo scopo di una storia è quella di far suonare un allarme, di mantenere una luce attenta sul Sistema per impedirgli di aggrovigliare le nostre anime alla sua rete e farle degradare. Credo sinceramente che il lavoro dello scrittore che scrive storie – storie di vita e di morte, storie d’amore, storie che facciano piangere la gente e tremare di paura e schiattare dalle risate – sia quello di continuare a cercare di far chiarezza sull’unicità di ogni singola anima. Questa è la ragione del perché continuiamo, giorno dopo giorno, a confezionare finzioni in tutta serietà.

Mio padre è morto lo scorso anno all’età di 90 anni. Era un professore in pensione e un monaco buddista a tempo perso. Quando andava all’università è stato arruolato nell’esercito e mandato a lottare in Cina. Come ogni bambino nato dopo la guerra, lo vedevo ogni mattina prima della colazione offrire lunghe e profondamente sentite preghiere di fronte all’altare buddista di casa nostra. Una volta gli chiesi perché lo faceva e mi rispose che stava pregando per la gente che era morta nel campo di battaglia. Pregava per tutta la gente che era morta, mi disse, sia gli alleati che i nemici. Fissando la sua schiena che si inginocchiava di fronte all’altare, mi era sembrato sentire l’ombra della morte che rimaneva sospesa nell’aria tutto intorno a lui.

Mio padre morì e si portò via i suoi ricordi, ricordi che non potrò mai venire a sapere. Ma la presenza della morte che si appostava attorno a lui rimane nella mia propria memoria. E’ una delle poche cose che continuo a portarmi di lui, ed è una delle più importanti.

Oggi spero di trasmettervi solo un concetto. Siamo tutti umani, individui che trascendono dalla nazionalità, dalla razza e dalla religione, fragili uova che devono affrontare una solida parete chiamata il Sistema. A quanto pare, non abbiamo nessuna speranza di vincere. Il muro è troppo alto, troppo forte e troppo freddo. Se abbiamo anche solo una speranza di vittoria, deve venire per forza dal fatto di credere nella completa unicità e insostituibilità della nostra stessa anima e di quella degli altri, così come è necessario che la speranza debba venire dal calore che otteniamo dall’unione delle nostre anime messe insieme.

Prendetevi un attimo per pensarci. Ognuno di noi possiede un’anima tangibile e viva. Il Sistema invece non ce l’ha. Non possiamo permettere al Sistema di sfruttarci. Non possiamo permettere al Sistema di prendersela con una vita. Il Sistema non ci ha creato: siamo stati noi a crearlo. Questo è tutto quello che devo dirvi.
(Tratto da http://www.noaweb.it/index.php/2009/03/09/xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxx-8/)
(Le foto sono trovati sul internet)

Info sul Haruki Murakami

http://www.harukimurakami.it/
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