E’ una storia che va avanti ormai da
tre anni, da quando i nostri vicini di casa hanno preso un beagle. Oggi, tre
anni dopo il beagle non ha ancora smesso di fare una cosa con cadenza
quotidiana: piangere per ore.
Nonostante i nostri vicini abbiano un
giardino gigante, il loro beagle e' sempre chiuso nella sua grande gabbia. Tutto
ha avuto inizio quando il loro nipote ha voluto prendere un cane. Il problema è
che adesso sembra aver perso la passione dei primi momenti e non lo porta più in
giro. Mentre il beagle e' chiuso in gabbia che piange, il padrone gli urla di
smettere. Cosi sia. Questo è il destino di entrambi.
È ora di pranzo e, mentre giro la forchetta
in mezzo agli spaghetti, arrivava la voce del Beagle che sembra piangere ma non
è così, sembra che abbai, ma neanche. Tutti noi aggrottiamo la fronte in
silenzio, poi nonno Paolo comincia a raccontare di quando, vent’anni fa aveva
un cane, il Pippo.
‘Avere un cane una volta era completamente
diverso da adesso. Una volta erano pochi i padroni che tenevano i loro cani in
gabbia o anche solo al guinzaglio. Il nostro Pippo era conosciuto da tutti in
paese. Ogni mattina, quando i nostri figli andavano a scuola a piedi o in
bicicletta, il Pippo li accompagnava fin davanti scuola. Andando con loro ogni
giorno aveva imparato ad attraversare la strada quando al semaforo si accendeva
la luce in basso e anche quando tornava a casa, attraversava la strada solo con
il verde. Poi a casa aspettava il suo amico, un volpino che tutti i giorni lo
passava a prendere. Qui di fronte c’era un altro cane, un cane da caccia a cui
non era permesso uscire e che era sempre chiuso dietro un cancello. Il Pippo e
il suo amico, passavano di li tutti i giorni, abbaiavano un paio di volte per
farlo arrabbiare e poi se ne andavano in giro liberi. A volte spariva per un
paio di giorni per poi ripresentarsi a casa.’
La nonna prende poi la parola ‘mi ricordo quando una volta, sono
andata in ufficio in macchina ma era una cosa che non facevo quasi mai e quindi
sono tornata a casa a piedi. Quando poi, di sera, mi sono ricordata di aver lasciato
la macchina nel parcheggio al lavoro ho chiesto a Paolo di andare a prenderla.
Quando lui si è trovato nel parcheggio ormai vuoto, sotto la macchina c’era il
Pippo che dormiva e aspettava che uscissi dal lavoro e salissi in macchina per
potermi riaccompagnare a casa.’
Poi Paolo continua ‘In estate, andavamo
sempre al mare qualche giorno e lasciavamo il Pippo a casa con i miei genitori.
Durante quel periodo, il Pippo andava ogni giorno a casa della Bruna, nostra
cara amica, per vedere se per caso fossimo stati a casa loro.’
‘l’ultima volta che abbiamo visto il Pippo è
stato quella sera… In chiesa c’era il concerto di Natale. Il Pippo era entrato
in chiesa in silenzio con i miei genitori e probabilmente non se ne accorse
nessuno visto che poi rimase coricato buono buono sotto la panca dove erano
seduti loro per tutto il concerto. Finito il concerto, fuori dalla chiesa, i
miei sono tornati a casa e lui, invece, se n’è andato dalla parte opposta. Dopo
di allora nessuno ha mai più rivisto il Pippo.’
Ecco che in questo momento, si sparge nell’aria
un grido del Beagle che sembra voler porgere le condoglianze a se stesso.
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