Succede spesso: quello che non ti aspetti si sviluppa naturalmente.
Ho promesso alla mamma di Corrado già tempo fa, che avremmo finalmente deciso di fare un pranzo cinese per la fine del mese. Cucinare potrebbe sembrare una cosa facile, ma io, invece, la prendo molto sul serio, come se fosse un affare da un milione di dollari, penso al menù tutto il giorno.
Fare un pasto cinese per un tavolo di uomini e donne italiane con tanta esperienza in cucina è una sfida, non posso rilassarmi. Mentre organizzavo il menù, ho dovuto affrontare il primo problema: la successione delle portate. La cucina cinese non da importanza a questo fattore, però in Italia, anche quando si mangia a casa, è sempre necessario seguire un ordine preciso: antipasto, primo (pasta, risotto o brodo), secondo (carne, pesce o verdure), dolce e alla fine un caffè e una sigaretta. La sequenza è molto importante e va dal sapore più delicato a quello più forte, gli Italiani sono convinti che in questo modo si gustino di più i sapori.
Alla fine, ho deciso di seguire questo concetto per pianificare il menù.
Gli Italiani amano un antipasto piccolo ma saporito come può essere il prosciutto o il salame; ho quindi pensato di fare un antipasto di involtini primavera ed alette di pollo ripiene. Ho deciso di fare gli involtini primavera già prima di organizzare il menù. Sembra che i ristoranti Cinesi in Europa non riescano a fare altro che gli involtini primavera, ma ciò non vuol dire che riescano a farli bene. Gli involtini preparati nei ristoranti cinesi qui hanno lo sfoglio molto spesso, sono molto unti e non si riesce a gustarne bene il ripieno. Visto che tutti i ristoranti Cinesi fanno gli involtini primavera, gli Europei pensano che in Cina questo piatto sia il piatto nazionale. Preparare gli involtini per farne assaggiare il gusto autentico mi è quindi sembrata una buona idea; voglio inoltre cogliere l’occasione per spiegare a tutti che gli involtini primavera non sono il nostro piatto nazionale, e che non li mangiamo tutti giorni!
Di seguito ho proposto i ravioli cinesi in brodo. Il ripieno dei ravioli era di carne macinata di maiale nostrano con cavolo cappuccio. I ravioli sono tutti stati fatti dalle mie 10 dita (più le 10 di Corrado), dalla farina al prodotto finito. Il brodo è una specialità tradizione 'Cantonese', fatto con le ossa di maiale e di pollo bollite per 5 ore. Come secondo pollo nostrano al vapore. Per dolce ravioli di riso glutinoso di Shangai ripieni di sesamo ed arachidi.
Pane e caffè non mancano mai sulla tavola degli Italiani, ma in questo caso sarebbero stati fuori luogo e pertanto riso bianco e tè ne hanno sostituito la mancanza.
Il vino invece è insostituibile. Il vino, pur non essendo molto presente sulla tavola dei cinesi, offre una varietà tale per cui tanti vini rossi e bianchi si possono accompagnare a piatti cinesi senza creare conflitti. Adoro bere vino e fortunatamente ho avuto la possibilità di provarne tanti che si accompagnerebbero molto bene con i piatti cinesi.
Questa volta ho scelto un vino siciliano, bianco, biologico di un mio amico, un Grillo di Trapani. Il suo Grillo è delicato ma forte: si apre in bocca con un sapore floreale, sembra un vino facile ma dopo un po’, esce un intenso e persistente gusto di mandorla. Usare questo vino in abbinamento alla cucina cinese sembra davvero una bella idea.
E’ mezzo giorno e mezzo e gli ospiti stanno entrando. Avremo 16 ospiti, sono gli amici della famiglia di Corrado, uno di questi è un cuoco (cucinare per un cuoco mi rende un po’ nervosa). Abbiamo stampato un menù a testa. Mentre stavo finendo di scrivere il menù ho pensato ad un nome: mangiare bere uomo donna. Forse perché ho visto tante volte l’omonimo film del regista Ang Lee; ogni volta che vedo cucinare il Sig.Chu, mi viene voglia a cucinare. Forse questo impulso, mi ha spinto a scrivere ‘Mangiare Bere Uomo Donna’ sul menù.
Sottrarre il controllo di una cucina dalle mani di una mamma Italiana non è facile.
Al fine di riuscire a restare da sola in cucina evitando il passaggio continuo di 10 persone, ho comunicato agli ospiti che per loro sarebbe stato come pranzare al ristorante. Io sarei stata la cuoca e Corrado il cameriere.
Gli ospiti si stanno sedendo a tavola, chiacchierano felicemente mentre sento i loro bicchieri brindare. E’ musica per le mie orecchie. Non so dire quando si è formato in me questo sentimento, ma so che mi sento molto soddisfatta nel sentire i sorrisi degli ospiti mentre sto cucinando.
La cosa è così strana.
L'antipasto è in tavola, involtini primavera e alette di pollo ripiene.
Alcuni ospiti cominciano a mangiare le alette con le mani, alcuni chiedono aiuto: 'Perché senza posate?' Gli rispondo sorridendo: 'Ah si! Non c'è bisogno. Gli involtini e le alette sono senza ossa. Non dovete seguire l'etichetta, mangiate come volete. Mangiare coinvolge tutti e 5 i sensi, usate il vostro gusto, l’olfatto, la vista ma anche il tatto e l’udito’
Dopo le domande è il momento del silenzio. Solo il rumore del masticare. Come una sinfonia che dopo la parte più vivace, ritorna calma.
E’ così che hanno mangiato per qualche ora. Con il dolce abbiamo portato al tavolo anche un questionario. Gli dico: 'Oh, avete mangiato gratis ma adesso dovete fare i compiti’
Il questionario l’ho stilato con lo stesso spirito con cui ho fatto il menù: pensavo solo a divertirmi.
Ho messo domande del tipo: ‘dopo aver mangiato, senti la mancanza del pane o del caffè?’, oppure: ‘quando hai mangiato cinese l’ultima volta? Che impressione hai avuto?’, ‘Quale piatto ti è piaciuto di più oggi?’, ‘Quale di meno? Perché?’ ecc.
Le risposte ottenute mi hanno stupito molto. Il piatto meno gradito è stato il dolce! I commenti sul dolce erano più o meno: non è che non sia buono, ma la consistenza è strana, ho quasi paura a deglutire.
Quindi agli Italiani non piacciono le cose appiccicose, come il riso glutinoso.
Alla fine, tutti ci invitano ad aprire un ristorantino. Alcuni dicono che se cuciniamo così riusciranno a garantirci clienti per i primi 6 mesi.
La zia di Corrado, Nicoletta, è entrata proprio mentre stavamo parlando di queste cose. Ha sentito tutto, ha guardato le facce brille degli ospiti ed ha improvvisamente gridato: ‘Ragazzi, aprite un ristorante nella casa di Gilberto. Non ho ancora trovato una soluzione per poter sfruttare la casa.’
Io e Corrado ci guardiamo, un po’ stupiti, ma inspiegabilmente felici. Panico. Da questo momento, il mondo sembra un po’ diverso.
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