08 luglio, 2013

Ti amo


‘Ti amo!’ Lei si avvicina con un piatto d’insalata, mi da un bacione sulla fonte, poi si siede.

‘Grazie. Anch’io.’ Poi continuo a mangiare il mio Lor Mee (si chiamano Lor Mee in dialetto Fujianese, del sud della Cina, sono un piatto molto particolare di noodles in umido, cotti in due tipi di brodo, gamberi e maiale.)

‘Tu… perché non mi dici mai’ lei si ferma per un istante, respira profondamente, poi balbetta due parole, ‘ti amo?’

‘Oh…’ posso sentire chiaramente l’aria diventare dura. ‘Oh… ehm… mai?…’ Cerco di dire qualche parola con il tono più leggero possibile, cerco di ridurre un piccolo problema in un nulla.

‘Ma sei proprio sicura di questa cosa?’ I suoi occhi diventano riflettori.

Abbasso la testa, un sorso di lor mee, il vapore mi appanna gli occhiali. ‘Dai su, manga, il tuo lor mee sta diventando freddo. Non perdiamo il momento giusto di gustare il lor mee per un nulla.’


‘Nulla?’ lei mi butta contro le bacchette anch’esse piene di rancore. ‘Nulla è che tutti i giorni ti faccio il letto, pulisco il pavimento, faccio la spesa, stiro le camice, lavo le tue mutande, ti aiuto nel tuo chiosco di noodles, poi torno a casa, preparo la cena e dopo devo anche soddisfare i tuoi desideri sessuali!’ 
I noodles che sto masticando mi si bloccano in mezzo alla gola. Lei ha uno scatto d’ira, ma io ho un vuoto mentale e non riesco a trovare le parole giuste per affrontarla. Resto con lo sguardo inerte su quel piatto inattraente di noodles, ma profumatissimo. Ero in attesa che arrivasse il momento giusto per godermeli; ma tu, donna, hai proprio scelto quel preciso momento per discutere della cosa più inutile che possa esistere!

Sospiro l’aria fredda e inquieta. ‘Lo sai, avere una perfetta padronanza del tempo è la chiave per fare un buon lor mee.’ La voce dolce ma determinata di mia nonna mi risuona sempre nelle orecchie in queste situazioni.

Una volta, sentivo mia nonna ripetere queste parole tutti i giorni. Anche se il chiosco era affollato di clienti che aspettavano il loro piatto di lor mee, bastava che uno di loro le chiedesse: ‘come fate a fare un lor mee così buono?’ che lei, nonostante avesse risposto alla stessa domanda tante, ma tante volte, ogni volta lasciava i suoi impegni per spiegarlo ai suoi clienti con pazienza, come se fosse la prima volta. ‘Sapete, avere una perfetta padronanza del tempo è la chiave per fare un buon lor mee. I due tipi di brodi, quelli di gamberi e di maiale sono cotti lentamente per ore. Poi, quando un cliente lo ordina, il vecchio prepara i noodles e gli altri ingredienti, aggiungendo i brodi per lasciare stufare il tutto. Servono circa dieci minuti. Ma in questi dieci minuti, il vecchio deve osservare con cura il fuoco e il tempo, cascasse il mondo, lui sta lì davanti. Il risultato è un piatto di noodles che deve essere umido il giusto, non troppo secco o bruciato e neppure acquoso. Ovviamente, alla fine, ci vuole anche la partecipazione del cliente: mangiare il lor mee alla temperatura giusta, altrimenti il lavoro del cuoco verrebbe sprecato.’

Quando lei finiva di spiegare, tutti seguivano il suo sguardo attraverso il banco del bar sulla schiena di mio nonno. Mio nonno era un uomo di poche parole, gli piaceva nascondersi dietro al bar e continuare a cucinare senza sosta. Per lui, il mondo esterno non esisteva. Qualche volta, c’erano clienti che cercavano di fare due chicchere con lui, ma lui sorrideva e poi, mia nonna s’intrometteva, riempieva i bicchieri di vino e riprendeva il discorso con il cliente, così il suo vecchio poteva tornare nel suo mondo del lor mee. I miei nonni sembravano nati per collaborare in questo modo, facevano senza un contatto di sguardi ma si capivano. Io ho sempre pensato che comunicassero tramite onde cerebrali.

‘Nonna, oggi è il settimo giorno. Ho mangiato lor mee per sette giorni di fila… posso…?’ fissavo quel piatto di lor mee davanti a me, era caldo e profumato. Cercavo di dirlo a voce bassa per evitare che il nonno mi sentisse protestare. Avevo soltanto dieci anni e mia nonna diceva che era l’età giusta per cominciare a lavorare, quindi tutti i giorni dopo scuola, andavo a lavorare nel loro chiosco di noodles. Ogni pomeriggio, alle sei in punto, mio nonno preparava il lor mee per me e la nonna. La mia porzione era sempre doppia della sua, e mia nonna mi spiegava il perché: ero ancora molto giovane, non ero capace di ‘gustare’ ma cercavo solamente di ‘riempiere’. Però, dopo aver mangiato i noodles per sette giorni di fila, cominciavo a protestare.

‘Oh... sette giorni?’ la nonna mormorava evasiva fissando i noodles. ‘Io li ho mangiati quarant’anni. Tutti i giorni.’ Mi disse guardandomi di traverso con la coda dell’occhio

‘Qua…rant’anni…’ io avevo soltanto dieci anni, guardavo le mie dieci dita e mi chiedevo nel fondo del cuore: quanti giorni sono? A quei tempi lasciavo Dio preoccuparsi per me per qualsiasi cosa che andasse oltre il numero dieci (cioè le mie dita).

‘Il nonno è un uomo veramente noioso, ma tu vuoi ancora stare insieme a lui. Se fosse per me, non lo avrei mai sposato’ dissi pensando agli infiniti giorni di noodles che mi avrebbero atteso.

Mentre finiva l’ultimo boccone di noodles, mia nonna guardava con soddisfazione la scodella di porcellana ormai vuota, poi mi rispondeva lentamente, ‘Oh… non vuoi mangiare. Piccolo diavolo, ti dico, tu puoi avere il lor mee più buono del mondo tutti i giorni al momento giusto, solo le persone fortunate possono. Quelli sfortunati, mentre mangiano, pensano a loro stessi, al mondo fuori. Guardati! Trovare una che ti sposa, è proprio difficile.’ Le parole della nonna erano sempre saggie, non potevo capire nulla allora, e adesso, cerco di comprendere.

‘Allora! È così difficile darmi una risposta? O non t’interessa più nulla di me?’ La donna è ancora arrabbiata. Prende in mano la mia scodella e la tira verso quel muro che ho appena pitturato di quel colore arancione che piace a lei. La scodella di porcellana è rotta. I noodles poverini attaccati dappertutto sul muro. Mi sento disturbato, ma non so per cosa.

Cerco di alzarmi senza forza, vado fuori il chiosco, accendo una sigaretta, faccio un tiro profondo. Grida provenienti dall'interno, ‘Non mi hai mai amato! Sono una stupida! Facevo tutto per te… ma sono nulla per te!’

La strada fuori è buia, un gatto attraversa velocemente. Mi sento annoiato. Ma perché la gente con le bocche piene d’amore è così noiosa, cosi insensata? Faccio l’ultimo tiro della sigaretta, rientro in chiosco, superando le urla, arrivo nella mia cucina e comincio a prepararmi un piatto di lor mee, sperando che stavolta sia più buono.

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